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Intervento in Aula in risposta alle comunicazioni del Presidente del Consiglio sul prossimo Consiglio europeo

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Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signora Ministro, signori Sottosegretari, Colleghi,

questo semestre europeo a guida italiana mi pare si stia concludendo all’incirca nel modo in cui è iniziato: con un discorso molto generico – per la verità, ancora più generico di quello che ci fu all’inizio del semestre. Oggi ci saremmo aspettati di ascoltare i risultati; invece, questi sei mesi sono stati molto preannunciati nelle aspettative ma poco realizzati. Di risultati quindi non ne sentiamo perché, purtroppo, non ce ne sono. Certo, Lei ci ha detto, signor Presidente del Consiglio, che il 13 gennaio è il momento in cui fare il consuntivo, e noi ci auguriamo, per il bene del nostro amato Paese, che in questi quindici giorni – incluse le festività che mancano alla fine del semestre – arrivino i risultati che non sono arrivati fino ad oggi.

Il principale risultato pare essere il piano Juncker – che, evidentemente, come indica il nome stesso, non è certamente una cosa di origine italiana – con i famosi 300 miliardi (per la precisione sarebbero 315) che, però, sono frutto di un calcolo fatto di speranze. I fondi che effettivamente mette l’Unione europea sono invece 21 miliardi in tre anni; gli altri miliardi, quasi 300, sono presuntivamente quello che dovrebbe venire fuori con il calcolo della leva finanziaria da questo investimento di 21 miliardi.

Stiamo parlando di 7 miliardi all’anno: 1,14 euro al mese per ogni cittadino dell’Unione europea, quando i cittadini italiani, mediamente, solo di tasse sulla casa ne pagano 35 al mese. Allora è veramente una goccia, e forse non è neppure una goccia. Come aspettarsi che questi 21 miliardi di investimenti a livello di Unione europea ne mobilitino altri 300 quando, ad esempio, non si è ottenuta una cosa molto semplice su cui era stato assunto un impegno: mi riferisco al fatto che il cofinanziamento dei fondi europei da parte degli enti locali italiani – Regioni incluse, naturalmente – non fosse conteggiato ai fini del Patto di stabilità. Nulla si è mosso in questa direzione, ed è una delle tante ragioni per cui questi soldi, se mai verranno, difficilmente verranno impiegati e tanto meno genereranno una moltiplicazione di investimenti privati.

Cosa è stato realizzato sul Made in Italy, che è una delle nostre priorità? Noi dobbiamo sicuramente puntare sulle cose positive e straordinarie che ha il nostro Paese, ma le norme europee – come sappiamo, molte ben indirizzate anche da potentissime compagnie e aziende internazionali, magari generose di finanziamenti verso determinati soggetti politici – hanno interesse invece ad appiattire tutto, anche se la straordinaria qualità italiana viene riconosciuta in tutto il mondo. Anzi, se c’è un Paese dov’è riconosciuta di meno, è proprio l’Italia. Altrove tutti la portano come esempio di qualità, ma noi lasciamo che sia banalizzata, appiattita, addirittura a volte annullata da norme europee per cui gli ottimi prodotti italiani (in particolare dell’agricoltura, ma anche nella moda e in mille altri settori) perdono di fatto questa dizione – magari con il contentino di poter assumere il marchio Made in Europe. Pensate un po': Made in Europe! Ma chi comprerebbe la pasta estone o il prosciutto svedese?

Cosa è stato fatto – sarò brevissimo su questo perché sono d’accordo che non se ne dovrebbe parlare molto, ma si dovrebbe fare qualcosa – in merito alla questione dei Marò con la Presidenza dell’Unione europea? Si tratta di due soldati europei che sono trattenuti, ormai da troppo tempo, e che se si desse per assodato, se si concedesse che abbiano effettivamente commesso il reato, sia per le norme italiane sia per quelle indiane non potrebbero in alcun modo essere più trattenuti in regime di carcerazione preventiva. Lo ripeto: né per la legge indiana né per la legge italiana. Su questo, anche insieme al senatore Manconi, abbiamo presentato più di una interrogazione alla quale non abbiamo ricevuto risposta, ma ci interesserebbe conseguire il risultato e il risultato non c’è.

Per quanto riguarda l’immigrazione, cosa è stato ottenuto? L’immigrazione non è il problema di qualche forza politica o di qualche quartiere di Roma, ma è un problema che i nostri concittadini sentono. In un periodo nel quale vengono lesinati, e a volte tolti, determinati supporti sociali e vitali per le nostre famiglie, centinaia di migliaia di persone che vengono dall’estero a decine di migliaia, mese dopo mese, una volta che sono nel nostro Paese fruiscono di sostegni molto maggiori di quelli di cui godono le nostre famiglie. Non è una questione di razzismo o di altro, ma si tratta di capire, se ci sono dei soldi, se sia il caso di utilizzarli per incentivare queste persone a venire nel nostro Paese e magari pagarle anche se fanno tanti figli – come si fa adesso con la Legge di stabilità – o se con essi si debba piuttosto adottare un approccio diverso, aiutando prima le famiglie italiane.

Un altro problema su cui non vediamo alcun risultato è fondamentale per l’Unione europea: il surplus della Germania. Ci sono dei Paesi, inclusa l’Italia, che hanno superato determinati parametri, ma il parametro del surplus commerciale è più importante degli altri. Anche se, apparentemente, è virtuoso il fatto che due Paesi come la Germania e l’Olanda (quasi solo questi) esportino molto e importino poco, il problema è che ciò significa che, in questo modo, la Germania usa la rigidità dell’euro per ottenere un risultato che senza euro non potrebbe mai conseguire, cioè esportare molto più di quel che importa senza perdere concorrenzialità a causa dell’apprezzamento delle moneta. Mentre, se fossimo nella situazione precedente, il marco avrebbe aumentato molto il proprio valore sulla lira e almeno il nostro Paese sarebbe più competitivo. Purtroppo, però, neanche questo aspetto risulta che sia stato seriamente affrontato.

Le Sue parole riguardo al terrorismo islamico ci trovano sicuramente tutti concordi: è una minaccia gravissima ed è giusto che Lei abbia fatto un forte richiamo su questo punto ma, in concreto, qual’è l’azione più importante sviluppata dall’Unione europea in questi sei mesi? Le sanzioni alla Russia, che sicuramente, non rappresenta neanche lontanamente quel pericolo che costituisce lo Stato islamico, e che certamente è un partner economico importantissimo per l’Unione europea, in primis per l’Italia, che ha un interscambio con la Russia simile a quello degli Stati Uniti d’America in termini di dimensioni non proporzionali, ma assolute. Come si può pensare, allora, che l’azione più importante sia quella contro la Russia? Lei stesso, signor Presidente, si è espresso pubblicamente contro le sanzioni ma, purtroppo, nel momento in cui Lei presiede il Consiglio europeo, le sanzioni ci sono e danneggiano soprattutto l’economia italiana. Credo, peraltro, che siano solo un vantaggio per quel famoso Stato islamico di cui Lei ha giustamente ricordato la pericolosità.

È giusto anche avere questa visione positiva dell’Europa – il che non vuole dire non essere critici sulle cose che l’Europa sbaglia; ma l’Europa va presa tutta intera, prenderne soprattutto il buono. L’Europa, ad esempio, ci chiederebbe di pagare i debiti della pubblica amministrazione. Ce lo avrebbe chiesto sempre ma, in particolare, quando il Governo ha assunto un impegno preciso e invece dei 68 miliardi è stata pagata solo una piccola parte – a quanto pare, meno di un terzo. Ci dovrebbe essere la concorrenza, che una società sia pubblica o no, che essa gestisca già oggi dei beni per conto dello Stato o che sia nuova. Noi avevamo fatto un’ottima legge, anche sulla base delle norme europee, affinché le società partecipate entrassero in concorrenza con le altre: al di là della scelta di abolirle o di tagliarle, se una società partecipata è concorrenziale, va benissimo. C’è stato, però, un referendum per abolire questa norma e ora tali società permangono indisturbate. Chissà perché. L’Unione europea imporrebbe lo svolgimento delle gare per dare in concessione, ad esempio, le autostrade (si tratta di un affare da 40-50 miliardi di euro) ma, con una norma contenuta nel cosiddetto decreto ‘Sblocca Italia’, si è tentato di prorogare queste concessioni, con un profitto per dei gruppi individuabilissimi che sono proprio quelli che già oggi gestiscono le autostrade senza aver mai vinto una gara.

Purtroppo, questo semestre si conclude evidenziando un altro problema: presidente Renzi, Lei è il Presidente del Consiglio con il minor sostegno parlamentare che ci sia mai stato nei consessi europei perché, con i pareri resi questa mattina alla Camera dei Deputati e a inizio semestre, ha completamente impedito a sé stesso e al nostro Paese di poter avere un Presidente del Consiglio che si reca nei consessi europei forte di un vasto appoggio parlamentare. Presidente Renzi, Lei si accontenta della maggioranza – e non stiamo a vedere come questa maggioranza si sia formata. Lei si accontenta della maggioranza – e questo non era mai avvenuto prima – esprimendo un parere favorevole esclusivamente all’approvazione nuda e cruda delle sue dichiarazioni e dando un parere genericamente contrario a tutto il resto. Purtroppo ci sarebbe bisogno di un’Italia più forte.


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